Brand Activism: quando i brand si schierano per una causa (e cosa fare per non sbagliare)

Oggi più che mai, le aziende cercano di fare la differenza sostenendo cause sociali, ambientali o politiche. Questo fenomeno, noto come brand activism, sta diventando una tendenza molto forte nel marketing. Ma dietro questa scelta ci sono grandi opportunità… e rischi altrettanto grandi.Parliamo chiaro: schierarsi per una causa non è solo una questione di visibilità o profitti. Se fatto male, il brand activism rischia di danneggiare la reputazione di un’azienda, invece di migliorarla. Vediamo insieme i quattro errori più comuni e come evitarli per fare la differenza sul serio.

1. Essere autentici, sempre.

Immagina di vedere un’azienda parlare di uguaglianza, ma poi scoprire che i suoi dipendenti non ricevono lo stesso trattamento. Come ti sentiresti? Questo è il rischio del woke washing: fingere di sostenere una causa senza un impegno reale.

I consumatori non sono ingenui. Se si accorgono che un brand sta solo cavalcando l’onda del momento, saranno i primi a smascherarlo. La chiave è l’autenticità. Non basta dire “siamo a favore del cambiamento”: bisogna dimostrarlo, con azioni concrete e coerenti con i valori dichiarati.

2. Non parlare di cose che non conosci

Trattare temi delicati è complicato. Serve rispetto, attenzione e soprattutto una conoscenza approfondita del contesto. Non si può improvvisare.

Ad esempio, se un’azienda decide di sostenere un movimento come Black Lives Matter, non può limitarsi a pubblicare un post sui social con un hashtag. Deve conoscere la storia, le lotte e le necessità di quel movimento, coinvolgere chi ne fa parte e ascoltare davvero. Altrimenti il messaggio rischia di risultare superficiale o, peggio, offensivo.

Pensaci: se un tuo amico volesse aiutarti ma non sapesse nulla di quello che stai vivendo, come reagiresti? Lo stesso vale per i brand.

3. Non sfruttare le cause per fare soldi

Sostenere una causa dovrebbe essere un impegno, non un trucco per vendere di più. Quando un’azienda dà l’impressione di usare un movimento sociale per guadagnare, tutto quello che dice perde credibilità. E i consumatori, di nuovo, se ne accorgono.

Il vero attivismo è fatto di gesti concreti. Non è solo una campagna pubblicitaria, ma una collaborazione attiva con chi porta avanti quella causa, come associazioni o comunità locali. E, soprattutto, non è un’operazione di facciata.

4. Se sbagli, chiedi scusa

Sbagliare è umano, e anche i brand possono farlo. La differenza sta in come si reagisce. Nascondere un errore o minimizzarlo può far danni irreparabili. Ammetterlo, invece, è il primo passo per ricostruire la fiducia.

Un esempio? Se una campagna viene percepita come insensibile o sbagliata, la cosa migliore da fare è fermarsi, scusarsi pubblicamente e spiegare come si intende rimediare. Le persone non pretendono la perfezione, ma vogliono trasparenza e volontà di migliorare.

Sostenere una causa è un impegno serio, che richiede coerenza e voglia di agire, non solo di parlare. Quando un’azienda lo fa davvero, dimostra di essere qualcosa di più di un semplice marchio: diventa una forza positiva nella società.

Quindi, se lavori nel marketing o guidi un brand, ricordati che il vero attivismo non è un trend da seguire, ma una responsabilità da abbracciare. Farlo bene significa costruire un legame autentico con le persone e, magari, contribuire a rendere il mondo un posto migliore.

In un mercato saturo e globalizzato il marketing è uno strumento strategico necessario per parlare in modo persuasivo al proprio pubblico. È necessario un sistema che aiuti l’imprenditore a fare scelte consapevoli guardando i dati di mercato. Se sei alla ricerca di punti di vista alternativi, contattaci, oppure prenota direttamente una call informativa di 30 minuti.

About the Author: Fulvia Massaro

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La copywriter che trasforma ogni conversazione in una sales letter. Perennemente insoddisfatta dei messaggi promozionali sui cartelloni pubblicitari, la sua mente è sempre in modalità "copywriting" e vive la sua vita proponendo le migliori "call-to-action" per ogni situazione.

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